Attualita
mercoledì, 14 maggio 2025
16:45:00
Il Comitato Zona 167 di Barletta in merito all'intitolazione di una strada a Sergio Ramelli
A nome di Giuseppe Di Bari e Raffaele Patella
Il Comitato Zona 167 di Barletta ha assistito con sconcerto al recente Consiglio Comunale, durante il quale è stato approvato il provvedimento per l’intitolazione di una strada a Sergio Ramelli. Definire imbarazzante quanto accaduto in aula è riduttivo: abbiamo assistito a una pagina triste della vita democratica della nostra città, in cui è prevalsa una logica divisiva e provocatoria, del tutto distante dai principi costituzionali che dovrebbero guidare le istituzioni.
Abbiamo aderito con convinzione alla richiesta di ritiro del provvedimento, promossa da oltre 50 tra associazioni, comitati e forze politiche, perché la nostra attività si ispira ai valori fondanti della Costituzione, primo fra tutti l’antifascismo. Intitolare una strada a Ramelli — figura tragica e controversa, oggi strumentalizzata per riscrivere la storia in chiave revisionista — significa forzare il tessuto civile della nostra comunità, alimentando tensioni anziché costruire memoria condivisa.
Non possiamo esimerci dal rilevare le assurde provocazioni lanciate nel corso del Consiglio da interventi scriteriati, segnati da accuse infondate e gravissime, come quella di eversione. La percezione più immediata, da parte dei cittadini liberi e consapevoli, è stata quella di trovarsi di fronte a una vera e propria sceneggiata, ispirata più da una sudditanza servile verso interessi particolari che da un autentico amore per il bene della città.
Censurabile l’atteggiamento del Primo Cittadino, che, anziché adottare lo spirito del “buon padre di famiglia” astenendosi da ogni espressione di voto su un tema così divisivo e delicato, ha scelto di intervenire direttamente, contribuendo così a calpestare la dignità e la memoria storica della città di Barletta.
I cittadini si aspettano che il tempo e le energie del Consiglio Comunale vengano dedicati alle molteplici difficoltà e ai problemi seri che attanagliano quotidianamente la vita di ciascuno: la sicurezza, il degrado urbano, i servizi essenziali, il lavoro, l’inclusione sociale e la crescente pressione dei tributi locali. Non a questioni evidentemente strumentali, poggiate su un inspiegabile e a tratti anacronistico sentimentalismo nostalgico, che non solo risultano fuori tempo e fuori luogo, ma contribuiscono ad allargare ulteriormente il solco già profondo tra la cittadinanza e la politica.
Ribadiamo, inoltre, che le strade, prima di intitolarle, andrebbero costruite o sistemate. Solo dopo si può pensare di dedicarle a qualcuno, e possibilmente a cittadini che si siano distinti nel nome del bene comune, dell’impegno civile, del progresso collettivo — e giammai di una sola parte o ideologia.
Il nostro Comitato si batte quotidianamente per i diritti, la giustizia sociale e la dignità delle periferie, ma non possiamo restare in silenzio di fronte a un simile scivolamento politico e culturale. Chiediamo all’Amministrazione di fare un passo indietro e restituire alla città un dibattito pubblico rispettoso della storia repubblicana e delle ferite ancora aperte del nostro Paese.
Redazione