Per decenni ha rappresentato un punto di riferimento in città, sede degli uffici dell’Enel e simbolo di un’epoca di modernizzazione urbana. Oggi,
al posto dello storico palazzo ex Enel di Viale Marconi, sorge un complesso residenziale da 80 alloggi. Ma quella che poteva essere un’occasione di rigenerazione urbana si è trasformata, ancora una volta,
in un esempio lampante di cattiva pianificazione e mancanza di rispetto per il bene pubblico.
Il palazzo, abbandonato da anni e spesso rifugio di fortuna per senzatetto, è stato demolito per fare posto ad un nuovo edificio a vocazione residenziale di pregio. Il progetto di ricostruzione ha sollevato fin dall’inizio numerose perplessità. Già nel 2022 si chiese conto all’Amministrazione comunale della
monetizzazione degli standard urbanistici: si rinunciava, cioè, a destinare parte dell’area a servizi o verde pubblico in cambio di denaro. Una scelta legittima sulla carta, ma che nei fatti priva la città di spazi condivisi.
Durante i lavori di scavo, poi, emersero anche
reperti archeologici – una cavità circolare, simile a una cisterna – che portarono a una temporanea sospensione del cantiere. Le verifiche, condotte dalla Soprintendenza e dal Comando Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale, fecero emergere
l’importanza storica dell’area: proprio lì, tra XVI e XIX secolo, sorgeva il
convento dei frati Cappuccini e la chiesa di Santa Maria della Grazia, come attestato da numerosi documenti d’archivio e dalla mappa «Visione di Barletta» conservata alla Biblioteca Angelica di Roma. Esito di cui non abbiamo più conosciuto alcun dettaglio.
Alla fine, però, il cantiere ha ripreso e si è concluso. L’ex Enel è ormai solo un ricordo. Eppure,
oggi i cittadini di Barletta si trovano a fare i conti con un’altra beffa: una rampa pedonale totalmente fuori norma, che interrompe il marciapiede su Viale Marconi, proprio davanti al nuovo complesso.
La rampa, invece di integrarsi alla quota del marciapiede,
è sopraelevata, costringendo chiunque – pedoni, carrozzine, passeggini, disabili –
a scendere sulla carreggiata per proseguire il cammino. Un ostacolo non solo
incomprensibile dal punto di vista progettuale, ma
gravemente pericoloso e offensivo per l’inclusività urbana.
Una città che costruisce barriere architettoniche anziché eliminarle sta fallendo nel suo compito principale: garantire vivibilità e sicurezza a tutti.
Chiediamo all’Amministrazione comunale, e in particolare all’assessore all’urbanistica:
- Chi ha autorizzato questa soluzione progettuale?
- Chi ha collaudato l’opera e ne ha approvato la conformità?
- Quando verranno ripristinate le condizioni minime di sicurezza e accessibilità per i cittadini?
Come Comitato Zona 167, riteniamo
inaccettabile che in un quartiere già segnato da marginalità e disattenzioni si aggiunga l’ennesimo simbolo di incuria progettuale.