È successo di nuovo in Piazza Federico II di Svevia, dove gli olmi — alberi adulti e preziosi — sono stati potati
su ordine diretto del sindaco.
In una città sempre più calda e soffocante, lui ordina di tagliare anche quel poco di ombra rimasta.
L’obiettivo dichiarato è quello di liberare i corpi illuminanti, ma il risultato reale è l’ennesimo atto di incuria e
incompetenza istituzionalizzata.
Come sempre, si agisce sul sintomo e non sulla causa; è la strada più semplice e più facile, che richiede il
minimo impegno gestionale della città.
Invece di ripensare ad un sistema di illuminazione pubblica ormai obsoleto, adeguato più ad una tangenziale
che a un tessuto urbano, si sceglie di mutilare gli alberi che “osano” crescere e fare il loro mestiere —
ombreggiare, raffrescare, assorbire CO₂ e rendere più vivibili gli spazi urbani.
Non è solo una questione di estetica o di verde ornamentale. In un’estate rovente, segnata da ondate di calore
sempre più violente e da picchi termici costanti, le alberature urbane rappresentano l’ultima difesa naturale
contro l’effetto “isola di calore”. Togliere chiome in pieno luglio equivale ad alzare la temperatura percepita in
città, a danno soprattutto dei più fragili: anziani, bambini, lavoratori esposti e a danno anche delle stesse
piante.
Da queste azioni si evince inconfutabilmente la totale mancanza di una visione climatica e di una cultura
ambientale minima.
Il Regolamento del Verde Urbano esiste, anche a Barletta, ma viene calpestato, ignorato, aggirato, come se
non avesse alcun valore normativo, come se il verde fosse un fastidio da eliminare e non un bene comune da
preservare.
Queste azioni confermano, ancora una volta, la mancanza di pianificazione, di ascolto e di rispetto per la città.
Si interviene con piglio autoritario, senza alcuna trasparenza, senza coinvolgere i tecnici e soprattutto senza
un progetto complessivo. Ogni decisione sul verde appare estemporanea, dettata più da umori personali che
da criteri tecnici. Il verde a Barletta rappresenta un costo, un problema e ogni pretesto è valido per eliminarne
un pezzo per volta.
Barletta continua a perdere alberi, ombra, vivibilità. Si creano piazze assolate in presunti “parchi” con panchine
deserte che nessuno mai si sognerebbe di utilizzare con le temperature attuali; si “plastificano” le aiuole con
bellissimi rivestimenti di prato sintetico e così via.
Non è questa la città che vogliamo.
Sindaco Cannito, il verde urbano non è un ostacolo da rimuovere al suo comando. È una ricchezza che non
Le appartiene, ma che, al contrario, è di tutti e va amorevolmente curata e sviluppata.
Chi taglia un albero oggi, taglia letteralmente il futuro della città.