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sabato, 14  ottobre 2023



12:00:00
In Puglia non cadono castagne, calo di oltre il 35% con il clima pazzo
Coldiretti Puglia: "Salta dunque il proverbio "San Michele, le castagne nel paniere""



L’autunno caldo ritarda la raccolta delle castagne che per l’assenza di piogge e il caldo prolungato sono in calo di oltre il 35% con il clima pazzo che sconvolge i cicli naturali e fa restare le castagne sugli alberi per le elevate temperature che non fanno cadere i ricci, impedendone la raccolta. E’ quanto emerge dal monitoraggio effettuato dalla Coldiretti Puglia, che stima una produzione regionale attorno ai 6mila quintali di ottima qualità per il frutto simbolo dell’autunno che nel 2023 arriverà in riardo sulle tavole dei consumatori.

Per la mancanza di piogge e le temperature fuori stagione – aggiunge Coldiretti Puglia - salta dunque il proverbio ‘San Michele, le castagne nel paniere’, perché la raccolta, che nelle aree vocate come sul Gargano inizia il 29 settembre, quest’anno è in ritardo di almeno 20 giorni.

Si tratta di un ritorno atteso di un prodotto molto gradito dai consumatori – aggiunge Coldiretti Puglia - che è a rischio di estinzione in Puglia anche per la presenza del cinipide galligeno del castagno proveniente dalla Cina. Contro questa minaccia è stata avviata una capillare guerra biologica, così come la difesa contro il mal dell’inchiostro.

A pesare – sottolinea Coldiretti Puglia – sono, oltre al clima, gli attacchi del cinipide galligeno del castagno (Dryocosmus kuriphilus) proveniente dalla Cina, che da anni infesta i boschi provocando nella piante la formazione di galle, cioè ingrossamenti delle gemme di varie forme e dimensioni. Il mal dell’inchiostro, invece, è una malattia provocata dall’agente patogeno Phythophthora cambivora – spiega Coldiretti Puglia – ovvero un fungo appartenetene alla classe degli Oomycetes che provoca danni visibili dalle macchie necrotiche che hanno una caratteristica forma a “lingua di fuoco”.

Basti ricordare che nel 1911 la produzione di castagne ammontava a 829 milioni di chili, ma ancora dieci anni fa era pari a 55 milioni di chili.

Il rischio è quello di trovarsi nel piatto, senza saperlo, castagne straniere provenienti soprattutto da Portogallo, Turchia, Spagna e dalla Grecia, spesso spacciate per italiane, con forti ripercussioni sui prezzi corrisposti ai produttori. Da qui la richiesta di Coldiretti di assicurare più controlli sull’origine delle castagne messe in vendita in Italia per evitare che diventino tutte, incredibilmente, tricolori. Ancora peggiore è la situazione dei trasformati, per i quali non vi è l’obbligo di etichettatura di origine e per le farine di castagne che, non avendo un codice doganale specifico, non è neppure dato a sapersi quante ne vengano importate.

Se non si vuole comunque correre il rischio di acquistare spesso a caro prezzo caldarroste straniere in vendita nel centro delle città, la Coldiretti invita i consumatori a prestare attenzione alla qualità e suggerisce di ricorrere a un più genuino fai da te casalingo per garantirsi un prodotto fresco, sicuro e a costi accessibili. Meglio allora frequentare i mercati degli agricoltori di Campagna Amica o quelle sagre che si potranno svolgere in questi giorni dove è possibile fare buoni acquisti di alta qualità oppure rivolgersi alle imprese agricole e riscoprire il gusto di partecipare nei boschi alla raccolta delle castagne.

Un patrimonio che continua a essere presente nelle tradizioni alimentari autunnali degli italiani da consumare – conclude la Coldiretti – in diversi modi: arrosto (dopo averle incise sul lato bombato metterle in una padella di ferro con il fondo forato e cuocerle o sul fuoco vivo o in forno per circa 30 minuti, dopo la cottura si consiglia di avvolgerle in un canovaccio umido); lesse (dopo averle lavate accuratamente, cuocerle in abbondante acqua salata per circa 40 minuti); cotte in latte e zucchero; usate per particolari ripieni, nella preparazione di primi piatti o elaborati secondi a base di carne.



Redazione



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