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mercoledė, 27  febbraio 2019



19:58:00
“Furono baci e furono sorrisi - dieci anni di Fabrizio De André” di Fulvio Frezza
Venerdì 1 marzo alle ore 19.00 nella Sala Conferenze di Palazzo della Marra



A 20 anni dalla scomparsa di Fabrizio De Andrè, il Presidio del Libro di Barletta con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale di Barletta ricorda il cantautore genovese presentando l’opera  “Furono baci e furono sorrisi - dieci anni di Fabrizio De André” di Fulvio Frezza [Ed. Florestano].
L’incontro con l’autore, a cura di Costantino Foschini, è in programma con ingresso libero venerdì 1 marzo alle ore 19.00 nella Sala Conferenze di Palazzo della Marra  in via Cialdini 74 a Barletta.
Interventi musicali a cura del Maestro Domenico Mezzina.
 
La scelta di ripercorrere i primi anni della carriera di Faber permette di rivivere due grandi temi che saranno ripetuti in tanti brani successivi e che contribuiranno a rendere l’intera opera di De Andrè una commedia umana nella quale si ritrovano le debolezze, i comportamenti ed i desideri degli uomini.
Il primo è senza dubbio l’amore sin da subito al centro della sua poetica in tutte le declinazioni possibili:  dall’amore libero e gaudente di “Bocca di Rosa” a quello ferito di “Marinella”, dalla passione dell’innamoramento, che prima o poi inevitabilmente si spegne, cantato in “Canzone dell’amore perduto” e “Amore che vieni, amore che vai” a quello primitivo per la parte più nascosta e degradata della sua Genova di “Città Vecchia” e “Via del Campo”.
È l’amore come pietas vissuto a contatto con gli emarginati, i diseredati, gli ultimi che permette al giovane Fabrizio di scavare dentro se stesso, che come uno specchio gli riflette le proprie debolezze, i propri limiti e difetti e gli permette di iniziare un percorso di accettazione e rinascita. Come ebbe a dire lo stesso Faber: “ho sempre pensato che la musica debba avere un contenuto, un significato catartico: tutti gli sciamani, gli stregoni di tutti i popoli, che ben conosciamo, usavano il canto come medicina. Credo che la musica debba essere balsamo, riposo, rilassamento, liberazione, catarsi. Più semplicemente la musica, il canto, sono espressione dei propri sentimenti, della propria gioia, del proprio dolore. A volte addirittura un tentativo di autoanalisi e, analizzando te stesso, offri una via agli altri per analizzare se stessi. Le canzoni quindi servono a formare una coscienza”.
Nel 1967 la morte, il secondo tema, entra violentemente nella sua vita con il suicidio di Tenco. Quella morte che definisce egli stesso un disagio traumatico che inizia quando ci rendiamo conto di dover morire. “Per me questa spaventosa consapevolezza è arrivata verso i quattro anni. – racconterà – L’uomo diventa “grande”, diventa spirituale o altro, quando riesce a superare questi disagi senza ignorarli”.
Agli inizi dell’anno seguente Mina canta la sua “Canzone di Marinella” e suggella il passaggio di De André a nuova vita, quella della maturità e della consapevolezza.
“Prima che venga neve, annunciando l’ultimo inverno, devi imparare a separare le cose buone da quelle inutili.  Perché da ogni rinascita impari a non avere paura, e a scegliere. Tutta una vita allora si condensa in poche immagini, mentre quello che non conta rimane sfocato nel ricordo. Ognuno di noi ha le sue.  Immagini che si porta dentro, spesso nascondendole fra tanta cera. Quando il freddo si fa pungente, quando senti che l’ultima rinascita è davvero l’ultima, non ti resta che cercare il miele, proprio dove l’avevi nascosto – scrive Fulvio Frezza - È quello che ha fatto Fabrizio. Ci è voluto del tempo. Prima ha dovuto imparare ad accettare la sua fragilità, le sue contraddizioni, che sono quelle di tutti noi, raccontandosi e raccontandoci nelle sue canzoni”.
 
Fulvio Frezza vive, ormai da tanti anni, non da solo in una non piccola casa di una non grande città non del norditalia. Smentendo una precedente dichiarazione è costretto ad ammettere di non essere affatto migliorato come pianista, e ormai anche i suoi familiari non riescono a trattenere il disappunto ogni volta che tocca la tastiera. Coltiva anche altre passioni, non tutte divulgabili. Se non altro perché sono in continuo aumento. Dopo avere letto tanto, ha capito che non è che gli altri scrivano molto meglio. Così ha pubblicato la sua prima raccolta di racconti “Tutto quello che è stato” (ed. liberodiscrivere 2007), classificandosi secondo nel prestigioso Premio Teramo. Con la “Florestano Edizioni” ha già pubblicato: “Meraviglioso” vita e amori di Domenico Modugno in 12 canzoni (2014), “Canzoni del tempo” storie che bisognava sognare (2016), e “Vento nel Vento” dieci anni di Lucio e Giulio (2018), da cui sono stati tratti fortunati spettacoli.
Un suo racconto è stato scelto per l’annuario letterario 2015 della rivista di Legambiente dedicato al tema del cibo, argomento di cui, insieme alla musica, parla spesso, fra un sorso di vino e l’altro.
“Furono baci e furono sorrisi” è il suo quinto libro edito e, salvo cause di forza maggiore legate ad eventi innominabili senza opportuni, ma sconvenienti, scongiuri, non sarà l’ultimo.
Nessun pianoforte è stato maltrattato durante la produzione di questo libro.
Iniziativa promossa dalla Regione Puglia Assessorato all’Industria Turistica e Culturale in collaborazione con l’Associazione Presidi del Libro. #weareinpuglia
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Ester Alfarano – Presidio del Libro di Barletta
 


Redazione










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