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mercoledė, 13  marzo 2024



14:23:00
La Bat si conferma provincia più inquinata della Puglia
Il territorio è distanti dai valori normativi che entreranno in vigore a partire dal 2030 dell'agenda europea



Dati “sconfortanti” pervengono dal report di Legambiente 2024. La BAT, capoluogo di provincia con la media annuale (2023) di PM10 più alta in Puglia. Gli ambientalisti di Trani denunciano i dati non pervenuti sulla loro città.
L’annosa questione dell’inquinamento atmosferico tocca la salute e il benessere di tutti. La città di Andria è quella che si conferma più a rischio, con un piccolo miglioramento rispetto all’anno scorso. Infatti, dal confronto tra report del cigno verde del 2023 (riferito all’anno 2022), e del 2024 (riferito all’anno 2023) si ritrovano rispettivamente le seguenti medie annuali: PM10 34 (µg/mc), PM 2.5 16(µg/mc) e PM10 27 (µg/mc), PM 2.5 13. I dati, per la città della Disfida, sono difatti rimasti invariati: PM10 28(µg/mc), PM2.5 11(µg/mc) report 2023; PM10 27 (µg/mc), PM2.5 12 (µg/mc) report 2024. ‘‘Il PM10 - scrive Legambiente - è uno dei parametri principali da monitorare previsto dalla direttiva europea sulla qualità dell’aria. Si tratta delle particelle di diametro inferiore a 10 micrometri che permangono in atmosfera per un lungo periodo di tempo e sono in grado di penetrare nell’apparato respiratorio umano”. 
Dal confronto tra i valori limiti normativi attuali, i limiti previsti al 2030 e i valori suggeriti dall’OMS previsti come vincolanti in Europa al 2035, emerge che l’italia è lontana dal raggiungimento dell’obiettivo più generale della tutela della salute delle persone dall’inquinamento atmosferico. Per quanto riguarda il PM 10 annuale, lo standard relativo alla direttiva attuale è 40 μg/mc, lo standard revisione direttiva è 20 μg/mc mentre quello dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) è 15 μg/mc. Nessuna città riesce a raggiungere ancora i valori suggeriti dall’Organizzazione. Per uscire da questa situazione impietosa, Legambiente ha ben chiare le misure da adottare: “Per una mobilità veramente sostenibile e inclusiva, che non lasci indietro nessun cittadino, bisogna accelerare il passo su più direzioni a partire da investimenti massicci nel TPL e incentivi all’uso del trasporto pubblico, della mobilità elettrica condivisa. Trasformare la città per salvaguardare la salute e la qualità della vita mediante ZTL, LEZ e ZEZ, la digitalizzazione dei servizi della PA, la promozione dell’home working, l’espansione delle reti di percorsi ciclo-pedonali, ridisegnando lo spazio pubblico urbano a misura di persona’.’ 
Tra le varie proposte c’è anche un focus sull’agricoltura: “L’origine dell’inquinamento che esala da campi e stalle risiede nell’azoto: si tratta di un elemento fertilizzante, estremamente utile se usato nelle giuste dosi in rapporto ai fabbisogni delle colture. Ma quando si usano troppi fertilizzanti, oppure si allevano troppi animali in rapporto al territorio agricolo, l’azoto contenuto nelle sostanze chimiche impiegate e quello degli effluenti d’allevamento risulta eccessivo: se non assorbito dalle piante si trasforma chimicamente, e diventa un inquinante, per le acque (nitrati) e per l’atmosfera. Insieme alle buone pratiche e alle tecnologie per l’ottimizzazione dell’impiego dei nutrienti (a partire dalla digestione anaerobica per la produzione di biometano), occorre un profondo ripensamento delle produzioni di origine animale del nostro Paese, che punti ad aumentare reputazione e distintività, e non la quantità, delle produzioni di qualità attraverso sistemi di allevamento che siano in equilibrio con le potenzialità produttive dell’agricoltura del territorio, in ottica di economia circolare per quanto riguarda il ciclo dell’azoto e l’approvvigionamento dei foraggi (che oggi, a causa dei troppi animali allevati, deriva prevalentemente da importazioni da paesi terzi)’’.


Redazione










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