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domenica, 1  novembre 2020



10:32:00
Flavio Basile si dimette dalla Lega: "Una visione che non combacia con la mia"
"Preferisco sedermi in panchina e non essere punto apicale di un movimento nel quale non mi riconosco più"



Flavio Basile rassegna la sua irrevocabile uscita dalla Lega Salvini. Un scelta con effetto immediato, che il presidente vicario del consiglio comunale di Barletta ufficializza in una nota stampa: "Non ho condiviso il modus operandi di alcuni esponenti del partito nel corso delle Regionali – spiega – che hanno organizzato una competizione volta al raggiungimento delle poltrone a favore di uno piuttosto che dell'altro candidato, più che finalizzata a predisporre un gioco di squadra volto al raggiungimento del risultato per l'intero partito".

Dinamiche che avevano spinto Basile a ritirare la sua candidatura dalla corsa al consiglio regionale di via Gentile un mese prima della convocazione al voto del 20 e 21 settembre, atto formalizzato attraverso una nota ufficiale all'Ufficio Elettorale Centrale nella Corte di Appello di Bari. "Le mie dimissioni - precisa Basile - sono consequenziali alle dimissioni prima del direttivo e poi del segretario cittadino, l'avvocato Mario Spera, arrivate in segno di discontinuità e protesta con i dirigenti del partito".

Già candidato sindaco di Barletta alle Amministrative del 2018 e in precedenza consigliere comunale eletto con una lista civica nel 2011 e nel 2013 da capogruppo in consiglio comunale, carica rinnovata con la Lega nel 2018, Basile si dice "mentalmente e culturalmente lontano da questo modo di far politica svincolato dalla meritocrazia e dalla obiettività in termini di voti. Pertanto ne prendo le distanze, pur rimanendo immutata la stima nei confronti del segretario nazionale Matteo Salvini. La Lega non ha colto nel nostro territorio la palpabile delusione di numerosi sostenitori, che con il voto di settembre hanno visto svanire gli sforzi fatti negli ultimi tre anni di attivismo sul territorio.

Negli ultimi tempi siamo stati troppo raramente coinvolti da dirigenti provinciali e regionali. Si è voluto prediligere un vecchio sistema di favoreggiamento che non ha tenuto conto della storia politica e dello spessore delle persone favorendo, al contrario, gente che dal risultato elettorale è stata ampiamente bocciata. Una visione che non combacia con la mia. Preferisco sedermi in panchina e non essere punto apicale di un movimento nel quale non mi riconosco più".


Redazione



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