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Cronaca
lunedė, 11  agosto 2025



13:30:00
Foggia, sgominata casa di prostituzione in via Mogadiscio: tre indagati e appartamento sequestrato
Carabinieri eseguono due arresti domiciliari e una misura di sicurezza. Secondo le indagini, l'immobile era gestito come “casa chiusa” e affittato a donne straniere per l'esercizio del meretricio.



I Carabinieri della Compagnia di Foggia, a conclusione di un’articolata attività investigativa
coordinata dalla locale Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa
di misure cautelari personali (nei confronti di due persone destinatarie della misura degli arresti
domiciliari) e di una misura di sicurezza applicata in via provvisoria (nei confronti di una terza
persona) emesse a carico di tre indagati accusati a vario titolo di favoreggiamento e sfruttamento
della prostituzione in concorso, procedendo contestualmente al sequestro preventivo di un
immobile.
Le indagini, supportate anche dalla Sezione di PG della Procura, hanno consentito di accertare
l’esistenza di un sistema organizzato e stabile di gestione di un appartamento nel comune di Foggia,
adibito a casa di prostituzione e utilizzato da numerose donne straniere per l’esercizio del
meretricio.
È emerso, in particolare, come una 50enne foggiana avesse locato un appartamento sito in un
condominio di via Mogadiscio, adibendolo a “casa chiusa” e riscuotendo fino a 50 euro al giorno
come canone di affitto per ciascuna stanza.
Secondo la ricostruzione dei Carabinieri la donna veniva stabilmente affiancata da un secondo
indagato, un 24enne foggiano, che provvedeva ad accompagnare le prostitute - a cui forniva chiavi
di ingresso e lenzuola - all’interno dell’appartamento, controllandone l’attività di meretricio con
frequenti sopralluoghi - anche in orario notturno - e riscuotendo il canone di affitto.
L’appartamento è stato sottoposto a sequestro preventivo dai militari dell’Arma e nei confronti della
proprietaria (57enne) è stata applicata la misura di sicurezza provvisoria della libertà vigilata.
Il procedimento si trova nella fase delle indagini preliminari e gli indagati, la cui posizione è al
vaglio dell’Autorità Giudiziaria, non possono essere considerati colpevoli fino alla eventuale
pronuncia di una sentenza di condanna definitiva.


Redazione










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