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domenica, 28  giugno 2020



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Accadde oggi a Barletta: 68 anni fa nasceva Pietro Mennea
“La freccia del Sud” più acclamata d'Italia



Il 28 giugno del 1952 nasceva a Barletta “la freccia del Sud-Italia”, che per anni ha fatto breccia nel cuore degli italiani e dell’atletica leggera: Pietro Mennea. Indimenticabile e leggendario, è stato l’unico duecentista della storia a qualificarsi per quattro finali olimpiche consecutive, dal 1972 al 1984, gareggiando a Monaco, Montreal, Mosca e Los Angeles.
 
Indiscussa è stata la sua vittoria come campione olimpico dei 200 metri piani a Mosca nel 1980, che gli ha garantito l’oro e il podio. Un aneddoto su quella storica giornata racconta di come, una volta tagliato il filo rosso, Mennea accettò una bottiglietta dallo staff e se la rovesciò sui capelli pensando fosse acqua. Con piacevole sorpresa, si accorse solo dopo che si trattava di un’aranciata sovietica, appiccicosa e giallastra, che gli incollò la canottiera alla pelle.
 
Grande velocista di atletica leggera, Mennea non si limitò solo alla carriera sportiva, ma alimentò la sua sete di cultura e di istruzione dopo il diploma in ragioneria. Con le sue quattro lauree egli svolse attività politiche divenendo un eurodeputato a Bruxelles dal 1999 al 2004 e assunse professioni come avvocato, insegnante di educazione fisica e commercialista.
 
Competitivo e sicuro di sé fin da piccolo, secondo diversi rumors barlettani, il campione olimpico allora quindicenne sfidò in velocità una Porsche e un’Alfa Romeo sui 50 metri, battendo entrambe e guadagnando le 500 lire scommesse per pagarsi un biglietto per il cinema o comprarsi un panino.
 
Primatista mondiale dei 200 metri piani dal 1978 al 1996 con il tempo di 19’’72 che tutt’ora costituisce il record europeo, in virtù della sua carriera sportiva è stato insignito dell'ordine olimpico nel 1997 e introdotto nella “Hall of Fame” della FIDAL (Federazione Italiana Di Atletica Leggera).
 
Sposatosi nella seconda metà degli anni Novanta con la giornalista Manuela Olivieri, è con lei che fonda nel 2006 la “Fondazione Pietro Mennea”. Un’organizzazione no-profit di carattere filantropico che attraverso diversi progetti effettua donazioni e assistenza sociale ad enti caritatevoli, associazioni culturali e sportive con lo scopo di diffondere lo sport ed i suoi valori.
 
In un'intervista del 1987 Mennea dichiarò che pochi anni prima, durante i Giochi olimpici di Los Angeles, un fisioterapista americano gli propose di sottoporsi a due iniezioni di ormone della crescita, sostanza all’epoca non vietata. La crisi di coscienza che ne scaturì lo indusse a ritirarsi dall'attività agonistica e ad avviare, anni dopo, una lotta contro il doping. «Lo sport insegna che per la vittoria non basta il talento, ci vuole il lavoro e il sacrificio quotidiano. Nello sport come nella vita» - sosteneva Mennea con veemenza.
 
Con l’avvento della primavera, il 21 marzo del 2013 Pietro Mennea arriva all’ultimo traguardo della sua vita. Appende al gancio la sua maglia azzurra con il numero 433, la stessa maglia che con tanta passione e perseveranza aveva valicato il nastro rosso nel 1980. Deceduto a causa di un tumore al pancreas con il quale combatteva da tempo, viene sepolto nel cimitero Flaminio di Roma.
 
In occasione dei Mondiali di atletica nello stesso anno della sua scomparsa, tutti gli atleti azzurri hanno indossato divise di gara con stampato il cognome del velocista barlettano per riportare alla memoria le sue vittorie e il suo onore.
La Rai gli ha invece dedicato una miniserie televisiva in due puntate intitolata “Pietro Mennea - La freccia del Sud”, diretta da Ricky Tognazzi e andata in onda a marzo 2015.
 
Cederanno i corpi e le menti degli uomini, ma mai le gesta e le loro passioni.
 


Redazione



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