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venerdė, 15  giugno 2018



13:21:00
Disoccupazione ancora in crescita in Puglia
Il 19.5% è senza lavoro, oltre il 50% quella giovanile.



E’ un mercato del lavoro ancora instabile quello che viene fotografato dall’Istat nell’ultima istantanea relativa al primo trimestre 2018.  A fronte di un tasso nazionale di disoccupazione pari all’11.6% (-0.6% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), sul versante regionale la situazione non migliora, anzi.
In Puglia, si segna un tasso di disoccupazione generale del 19.5%, in pesante crescita di 2.1 punti percentuali in termini congiunturali ed ampiamente distante dal dato (già preoccupante) del 2008 (11.6%). Passando alla componente dei giovani della Puglia, la disoccupazione continua a superare il 50%, più esattamente si attesta addirittura al 51.4%, il che mette in evidenza una vera e propria piaga sociale con il forte il rischio che “saltino” più generazioni.

Sono 284mila i cittadini della Puglia in cerca attivamente di occupazione, 30mila in più rispetto allo stesso periodo del 2017 e, perfino, +116mila sul 2008. “La lettura degli indici Istat – commenta Franco Busto, Segretario Generale della Uil Puglia – mette in evidenza la necessità di una vera terapia d’urto per il nostro Paese ed in particolare in favore del Mezzogiorno. Già su scala nazionale, fa specie che un paese come l’Italia, appartenente alle grandi potenze mondiali del G7, registri un tasso di disoccupazione generale, per tacere della disoccupazione giovanile, così elevato: fanno peggio, nell’intera Unione Europea, soltanto Grecia (20.8%) e Spagna (15.9%), sintomo che le politiche attive per il lavoro messe in campo finora non hanno sortito l’effetto sperato”. “Assistiamo – continua Busto - ad un mercato del lavoro che tende a fluttuare per via della dose massiccia di contratti a tempo determinato che, invece, dovrebbero rappresentare l’eccezione e non la regola. In Puglia, addirittura, il rapporto tra contratti a tempo indeterminato e determinato è stato nel 2017 rispettivamente di (quasi) 1 a 4: un precariato dilagante che droga l’impianto occupazionale. Dunque, il nodo è il costo del lavoro: i contratti a tempo indeterminato devono costare molto meno in favore di un aumento delle retribuzioni rilanciando così la macchina virtuosa dei consumi e della produttività”.

“Altra piaga – prosegue il Segretario Generale Uil – è quella del lavoro parziale, cosiddetto involontario: vera e propria forma di precariato che non consente ai lavoratori di vivere dignitosamente.  Pertanto, tra le priorità di politica economica in particolare del Mezzogiorno, si inseriscono politiche attive efficaci, una significativa riduzione del cuneo fiscale nonché percorsi di formazione e d’istruzione scolastica in grado rispondere alle concrete esigenze del mercato di lavoro che cambia sempre più rapidamente. Inoltre, è indispensabile una sburocratizzazione amministrativa, che permetterebbe, in particolare al Sud e in Puglia, di sbloccare tante opere pubbliche e tanti cantieri da troppo tempo ostaggio di pastoie burocratiche e del sistema perverso dei ricorsi e dei controricorsi”.
 


Redazione



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