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domenica, 10  gennaio 2021



09:53:00
"Barletta scarsa di alberi": la testimonianza di Matilde Perrino nel lontano 1786
La prima testimonianza di una donna in viaggio a Barletta



Risale al 1786 la prima testimonianza di una donna in viaggio a Barletta. E’ un segno dei tempi, della “modernità” illuministica che, pur fra mille ostacoli, si faceva strada nel regno di Napoli. Matilde Perrino, (1760 – 1850?) era figlia dell'avvocato Filippo Perrino. Accompagnò il padre in un viaggio di lavoro nei feudi di Triggiano e Capurso affidando le impressioni di viaggio alla Lettera di Matilde Perrino ad un suo amico nella quale si contengono alcune sue riflessioni fatte in occasione del suo breve viaggio per alcuni luoghi della Puglia. Il viaggio iniziò l’8 maggio 1786: da Napoli, attraverso l’Appennino, il Tavoliere e la Terra di Bari.
 
Nel sesto giorno della nostra dimora in Andria mi portai a Barletta, bella Città veramente, e magnifica! La sontuosità de’ Palaggi, l’ampiezza delle strade, l’ordine, la simmetria sono proprietà, che concorrono a renderla senza mentire la più bella di tutta quella Provincia, se non che detto mi venne, che l’aria è mal sana per essere di troppi sali ripiena, e che questa non solo a quei Cittadini, ma molto più ai forestieri è notevole, cagionando specialmente delle flussioni agli occhi.

Io veramente non potei all’aria sola del Mare, al lido di cui è situata, ascrivere l’ effetto della salsedine, ma credei piuttosto poter ciò derivare parte dalla mancanza degli alberi, de’ quali è scarsissima quella contrada, per la qual cosa non disciogliendosi dai vapori delle piante le particelle del sale, le quali parte dal mare, e molto più dalle prossime saline esalano, restano secche nell’ aria, ed irritante la rendono, in guisa tale, che le delicate fibbre degli occhi lacerando, e l’ estremità de’ vasellini sanguigni essendo punte, ed irritate, giungono a traspirare il sangue, e gli occhi a macchiare.

Mi si disse dippiù, che nelle estive stagioni delle molte infermità serpeggiano, e m’immaginai (purché ingannata non mi fossi), che queste derivar potessero dalla gran quantità delle marine alghe, che l’onde procellose dal seno cacciano, le quali imputridite, l’aria di maligne esalazioni riempiono, e queste (siccome ognuno sa) di pregiudizio sommo alla salute umana esser debbono.
 
La Perrino, impressionata dalla magnificenza delle strade e dei palazzi di Barletta, cerca evidentemente di “illuminare” i punti oscuri di Barletta e ci attesta la diffusione della congiuntivite, confermata poi da molte relazioni mediche ottocentesche (per inciso, gli Andriesi hanno per i Barlettani hanno un soprannome che ricorda proprio questo problema agli occhi….). Non le sfuggì peraltro la penuria di alberi che affliggeva, già da allora, i nostri territori.
 
Riguardo a’ frutti, che la terra produce, una specie vi è di melloni di pane saporitissimi ben grossi, di un palmo e di un quarto di diametro, e queste piante si allevano dentro i terreni renosi, oltre i melloni d’acqua di meravigliosa grandezza.
 
Gli Arenili di Barletta erano rinomati e sono ancora un originale aspetto della cultura degli agricoltori delle città litoranee pugliesi. Va detto che la Lettera della Perrino conteneva proposte economico-finanziarie molto significative: per contrastare la scarsa circolazione di moneta chiedeva la fondazione di un “Pubblico Monte” per diffondere il prestito; per migliorare le condizioni di vita degli agricoltori proponeva una riforma agraria mirante alla distribuzione delle terre ai coloni, inaugurando un dibattito che durerà molto a lungo. Matilde Perrino aveva solo 26 anni e le idee molto chiare!

Prof. Michelangelo Filannino
 


Redazione



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