Cultura
martedė, 17 giugno 2025
18:45:00
Corpus Domini 2025, il pensiero di don Francesco Fruscio
Domenica la festa dell'Eucarestia
Domenica prossima, in tutte le diocesi italiane e del mondo cattolico, si celebrerà
la Solennità del Corpus Domini, la festa dell’Eucaristia, del Dio vivo e presente che si lascia
portare per le strade, adorare dal popolo e contemplare con stupore. Per approfondire il significato
di questa festa, abbiamo incontrato don Francesco, parroco della Chiesa di Sant’Andrea e rettore
della Concattedrale di Santa Maria Maggiore a Barletta.
Don Francesco, il Corpus Domini è tra le solennità più intense e partecipate. Qual è il cuore di
questa celebrazione?
«Il cuore è Gesù stesso. Corpus Domini significa che il Signore non ci ha lasciati soli: ha voluto
rimanere con noi, non in modo astratto, ma reale, concreto, tangibile. “Questo è il mio corpo” non è
un ricordo poetico, è una dichiarazione d’amore eterna. Sant’Ambrogio diceva: “Questo pane è
pane prima delle parole sacramentali; ma dopo la consacrazione è il corpo di Cristo” (De
Sacramentis IV, 4,14). È un mistero grande, da accogliere con fede, non da spiegare con la logica.
Nell’Eucaristia, Dio si abbassa, si fa nutrimento, si lascia toccare».
La processione del Corpus Domini è un momento molto visibile e coinvolgente. Come può
essere vissuto con autenticità spirituale?
«La processione è un cammino con Cristo e dietro a Cristo. Non è una manifestazione folcloristica,
ma un pellegrinaggio di fede, fatto con il cuore aperto. Il Signore passa per le strade, visita le nostre
case, benedice le nostre famiglie. È la Chiesa che dice al mondo: non siamo soli, Cristo cammina
con noi. Sant’Agostino scriveva: “Se siete il corpo di Cristo e le sue membra, il vostro mistero è
posto sulla mensa del Signore: ricevete ciò che siete e siate ciò che ricevete” (Serm. 272). È una
chiamata a trasformare la nostra vita in Eucaristia vissuta, in dono».
Come può questa festa parlare a chi si è allontanato dalla fede o dalla Messa domenicale?
«Vorrei dire con affetto a ciascuno: torna. Non con paura o senso di colpa, ma con fiducia. Il
Signore non guarda ciò che manca, ma ciò che c’è: anche un piccolo desiderio è sufficiente per
ricominciare. L’Eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un dono per i pellegrini stanchi. Papa
Leone XIII, nella sua enciclica Mirae Caritatis (1902), scrive: “L’Eucaristia è il sacramento che
nutre le anime, infonde la carità, rinsalda i deboli e consola gli afflitti”. Non ci chiede perfezione,
ma apertura. Il Signore aspetta ciascuno, per guarire le ferite e donare pace».
Quest’anno celebriamo il Corpus Domini nel cammino verso il Giubileo della Speranza 2025.
Che legame vede tra Eucaristia e speranza?
«Un legame profondo e salvifico. L’Eucaristia è il sacramento della speranza perché ci assicura che
Dio è fedele, che non ci abbandona mai. Ogni volta che si celebra la Messa, si rinnova la Pasqua,
cioè la vittoria della vita sulla morte. In un mondo spesso smarrito e confuso, l’Eucaristia è un faro:
ci dice che la tenebra non ha l’ultima parola. Come dice san Cirillo di Gerusalemme: “Con il Corpo
e il Sangue di Cristo diventiamo una cosa sola con Lui e tra di noi, come il pane è una sola cosa
anche se fatto di molti chicchi” (Catechesi mistagogica IV). La speranza cristiana nasce da questa
comunione».
Cosa rappresenta, simbolicamente e spiritualmente, il gesto di portare il Santissimo per le vie
della città?
«È un gesto profetico. La Chiesa non tiene Cristo per sé: lo porta nel mondo, lo offre a tutti. È
l’immagine della missione: camminare con Cristo, camminare dietro a Lui, camminare per Lui. È
anche un atto di intercessione: quando il Santissimo passa, benedice, consola, guarisce. Sant’Efrem,
il grande poeta siriaco, diceva: “Beato il popolo che può portare il suo Signore in processione. La
città che Lo accoglie è già piena di benedizioni”. Camminare con l’Eucaristia significa dire: il
Signore è qui, con noi, e noi vogliamo seguirlo».
Un messaggio finale per i fedeli d’Italia che domenica vivranno questa festa.
«Vivete il Corpus Domini come un’occasione per lasciarvi toccare dal Mistero. Partecipate con il
cuore, non come spettatori, ma come figli amati. Lasciate che lo stupore e la gratitudine rinascano
dentro di voi. Eucaristia vuol dire grazia ricevuta, amore che si fa Pane. Camminate dietro il
Signore e portate la sua luce nei luoghi della vita: in famiglia, nel lavoro, con chi soffre. Come dice
san Giovanni Crisostomo: “Non diciamo solo: ‘Ho ricevuto il Corpo del Signore’, ma diventiamo
ciò che riceviamo” (Hom. 50,3). E così l’Eucaristia diventerà il cuore pulsante di una Chiesa viva,
che spera e che ama».
Redazione