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Cronaca
domenica, 1  giugno 2025



21:37:00
UILPA Polizia Penitenziaria: evaso detenuto dal minorile di Bari, carceri colabrodo
La denuncia del sindacato



“Verso le ore 3.00 di stanotte, un detenuto dell’Istituto Penale per Minorenni di Bari, pare dopo aver praticato un buco nel muro dell’edificio, si sarebbe calato nel giardino dell’alloggio demaniale del direttore e da lì avrebbe guadagnato la libertà. In attesa di approfondire i dettagli, di certo c’è che è evaso e che si tratta dell’ennesima fuga da un carcere, sia che si rimanga nel circuito per minorenni (in cui si può permanere fino a 25 anni d’età) sia che si volti lo sguardo a quello per adulti”.
 
         Lo dichiara Gennarino De Fazio, Segretario Generale della UILPA Polizia Penitenziaria.
 
         “In particolare, oltre alle problematiche ancestrali e complessive che riguardano il sistema penitenziario, il circuito minorile sconta gli effetti del cosiddetto decreto Caivano, che non è stato accompagnato da misure idonee a sostenerne il conseguente carico che si è riversato sugli istituti penali per minorenni, ma anche alcune scelte sconsiderate del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità, come per esempio l’aver trasferito d’ufficio ad altri incarichi agenti anziani e con una certa esperienza sostituendoli, non di rado, con neo agenti inesperti e non formati adeguatamente. Per di più i corsi di formazione sono stati ridotti a soli 4 mesi, che si traducono in circa 60 giorni effettivi, di cui molti in didattica a distanza”commenta il Segretario della UILPA PP.
 
         “In queste ore sono in corso le ricerche dell’evaso da parte della Polizia penitenziaria e delle altre forze dell’ordine e confidiamo che il fuggiasco possa essere presto rintracciato, ma questo non cancellerà le falle e le disfunzionalità del sistema che vanno affrontate attraverso una seria politica degli organici, la Polizia penitenziaria manca di oltre 18mila agenti rispetto al fabbisogno, e della formazione, ma anche riorganizzativa sia in relazione al pesantissimo sovraffollamento sia sotto il profilo più strutturale dell’architettura del  sistema  d’esecuzione penale”,  conclude  De Fazio.
 


Redazione










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