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lunedė, 12  aprile 2021



16:35:00
Manifestazione a Barletta contro le chiusure, la lettera degli operatori del terziario
Tra le richieste: Indennizzi congrui alle perdite subite per le restrizioni per tutte le categorie



Domani, martedì 13 aprile, si svolgerà con inizio alle ore 10:00, una manifestazione pacifica di protesta contro le chiusure in Piazza Aldo Moro a Barletta. Le associazioni barlettane hanno scritto una lettera indirizzata al prefetto, al sindaco, al presidente della provincia Bat e del consiglio comunale di Barletta, esponendo le loro ragioni.

“Siamo a scriverVi affinché possiate accogliere e far vostre e trasmettere ai decisori nazionali e regionali – nelle sedi che riterrete più opportune - le voci e le ragioni che noi associazioni locali stiamo raccogliendo quotidianamente in questo periodo così drammatico. Solo nell’ultima settimana abbiamo assistito a numerose manifestazioni e sit-in di protesta di operatori economici colpiti dal blocco delle proprie attività lavorative e professionali a seguito del DPCM 2 marzo 2021.

Questo accade a Barletta, come in ogni altra città pugliese e italiana; le manifestazioni nazionali di questi giorni indicano una sorta di rottura dell’equilibrio che ha caratterizzato la gestione pandemica fino ad oggi. Abbiamo ascoltato le legittime recriminazioni di tutte le categorie imprenditoriali del territorio, di cui noi siamo parte integrante, per quello che, senza ombra di dubbio, è un trattamento iniquo subito da alcuni settori, rispetto alla stragrande maggioranza delle attività lavorative e commerciali. In tutta onestà, non si può non condividere le forti perplessità espresse ed argomentate con garbo e dignità da questi nostri concittadini. C’è da prendere atto che la “stretta” da zona rossa non ha sortito i risultati sperati, perché effettivamente non si è avuto quell’effetto indotto di auto-controllo da parte dei cittadini.

Numeri alla mano i contagi non scendono, anzi aumentano ogni giorno in maniera preoccupante. La maggior parte delle attività economiche sono restate aperte, con l’evidente penalizzazione delle poche rimaste chiuse per decreto. Tutto questo sta portando ad una comprensibile esasperazione, specie di quanti vogliono riprendere a lavorare in sicurezza e non possono farlo. A supporto delle ragioni dei nostri associati, c’è da dire che proprio le attività chiuse dal DPCM sono quelle che – dati statistici alla mano – avrebbero meno impatto sul trend dei contagi. Ad esempio le attività ambulanti e dei mercati si svolgono all’aperto - è notizia di questi giorni che solo l’un per mille dei contagi avviene all’aperto - che si possono organizzare con flussi direzionali tali da evitare assembramenti, che sarebbero facilmente controllabili ai varchi dei mercati stessi.

Le attività dei parrucchieri, barbieri e centri estetici – che hanno continuato ad essere aperte anche in zona rossa prima del nuovo DPCM – sono quelle che più di altre si sono allineate sin da maggio 2020 a protocolli igienico-sanitari puntuali, adottando una nuova organizzazione del lavoro con prenotazioni e appuntamenti distanziati ad personam. Per quanto concerne il commercio al dettaglio, sono veramente pochi quei codici Ateco non rientranti nell’elenco dell’allegato 23 del DPCM. Riteniamo, dunque, che le recriminazioni a noi affidate siano giuste, condivisibili e legittime. Per non dimenticare la situazione drammatica e il profondo stato di crisi in cui versa un settore emblematico dell’economia e dello stile di vita pugliese: quello dei Pubblici Esercizi e della ricettività. Che si sono allineate sin da maggio 2020 a protocolli igienico-sanitari puntuali, adottando una nuova organizzazione del lavoro e sostenendo costi elevati nonostante la crisi in atto. Tale situazione si rappresenta negli effetti concreti e nelle reali conseguenze, soltanto allargando la prospettiva alle filiere economiche di cui il settore è snodo strategico e all’impatto sociale che tale crisi alimenta.

I danni imposti al settore della somministrazione e della ricettività diffondono infatti la loro portata negativa sia alla filiera dell’agroalimentare, che ne è fornitore di prodotti e beneficiario in termini di immagine, sia a quella del macro-settore turistico, che rischia di trovarsi letteralmente depauperato nel medio periodo di uno tra i primi motivi per visitare e per ritornare in Puglia: la ristorazione. Appare ancor più doveroso ricordare il ruolo fondamentale dei Pubblici Esercizi nella valorizzazione di enogastronomia, turismo, cultura della Puglia, facendo apprezzare l’accoglienza pugliese ai turisti di tutto il mondo. Altro settore fortemente danneggiato, e tra i più drammaticamente colpiti, è quello della Cultura, dello spettacolo e della formazione coreutica che, dal 23 febbraio 2020, ha cessato ogni forma di declinazione delle loro professioni. Solo a Barletta sono centinaia, ridotti alla fame, nonostante la rigidissima osservanza dei protocolli anti pandemici! I danni subiti da questi settori sono incalcolabili e irrimediabili. Idem dicasi per il wedding che con sé, a cascata, porta fotografi, grafici, video maker e fotolaboratori dovendo produrre le consegne dei servizi fotografici con un anno mediamente di ritardo non rientrano nei parametri di incentivi stabiliti dal governo nazionale e regionale, “quindi al danno si aggiunge la beffa” i danni subiti da questo settore sono incalcolabili e irrimediabili.

Non dimenticando i Dj i musicisti e tutto ciò che ruota intorno a queste professioni. A nostra volta sentiamo di affidare a Voi, affinché si possa valutare ogni possibile azione del governo locale ed esercitare una qualche forma di persuasione istituzionale nei confronti dei decisori nazionali e regionali assecondando e promuovendo la ragionevole richiesta di questi nostri concittadini lavoratori: riaprire nel rispetto dei protocolli di sicurezza.

I nostri operatori chiedono a gran voce:
1) Indennizzi congrui alle perdite subite per le restrizioni per tutte le categorie (compreso il settore extralberghiero non imprenditoriale sinora escluso da qualsiasi sostegno),
2) Estensione del “credito d’imposta per i canoni di locazione degli immobili a uso non abitativo e affitto d’azienda (compreso il settore extralberghiero non imprenditoriale)” per le mensilità 2021 (ex art. 28 del DL 34/2020 “Rilancio”, almeno fino al 30 giugno come previsto per le imprese operanti in ambito turistico) e del credito d’imposta per contenere gli effetti negativi sulle rimanenze finali di magazzino nel settore tessile, della moda e degli accessori (ex art. 48 bis del DL 34/2020 “Rilancio”).
3) Proroga della sospensione dei versamenti tributari e dei contributi previdenziali e assistenziali,
4) Proroga della sospensione dei termini di scadenza relativi a tutti i titoli di credito ex art. 11 DL 23/2020 con cancellazione d’ufficio di protesti o contestazioni sopravvenute,
5) Immissione di liquidità garantita e senza merito creditizio con scadenze decennali,
6) Il posticipo dell'invio delle cartelle esattoriali previsto per il 30 aprile,
7) Priorità di una campagna di vaccinazione per tutti gli operatori e i loro collaboratori, a contatto con il pubblico. Le richieste sopra dettagliate rappresentano una strategia di sopravvivenza e di minimo rilancio che consentirebbe di non perdere irrimediabilmente migliaia di posti di lavoro. Certi del Vostro impegno e sensibilità al tema, ed esprimendo la nostra piena disponibilità a collaborare per una immediata soluzione a questa pesante situazione economica, che genera anche una critica tensione sociale, salutiamo cordialmente”.


Redazione










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