Con la presente, sentiamo il dovere di chiarire un principio fondamentale rivolgendoci a chiunque - oggi o domani - intenda attribuirsi meriti che non gli spettano. La manifestazione svoltasi a Barletta non è proprietà di nessuno. Non lo è stata nei giorni della sua costruzione, né lo sarà a posteriori, nei racconti di comodo di chi prova a riscriverla per guadagnarne visibilità. È doveroso ribadirlo: migliaia di persone si sono mobilitate per scelta consapevole, libere da loghi e appartenenze, animate soltanto dalla profonda urgenza di giustizia e da un principio condiviso: quello di non avere altra bandiera che quelle della pace e della Palestina. Chi si è impegnato nell’organizzazione lo ha fatto silenziosamente, lavorando con continuità, coordinando incontri, costruendo relazioni, portando sulle proprie spalle – e non solo metaforicamente – striscioni, cartelloni e contenuti. Lo ha fatto senza riflettori, senza post celebrativi, senza cercare di “mettere il cappello” su un percorso che è stato collettivo, orizzontale e, soprattutto, autentico. Per questo, leggere comunicati o dichiarazioni tardive che mirano a intestarsi l’evento – o anche solo ad apparire come protagonisti in absentia – non solo è scorretto, ma profondamente irrispettoso nei confronti di tutte e tutti coloro che hanno fatto parte, davvero, di questo cammino. Non è una polemica, è una presa di posizione chiara: nessuna rivendicazione tardiva, nessuna improvvisa comparsa in scena potrà riscrivere ciò che è nato altrove, con altre mani, altre teste, altri cuori. A chiunque intenda utilizzare questa esperienza a fini personali o politici, ricordiamo con pacata fermezza che della piazza non ci si appropria. Si abita. Si costruisce. E soprattutto, si rispetta! A nome di tutti i partecipanti.