Riceviamo e pubblichiamo la lettera di un nostro telespettatore:

“E' un gesto silenzioso.
Uno di quelli che di solito vediamo nei posti più quieti del mondo.
E' l'immagine di chi spera che il proprio figlio possa in qualche modo tornare ad indossare quel casco.

Qualcuno immagina che nel porre quel casco lì, si sia compiuto il gesto più doloroso che si possa compiere.
Significa, in qualche modo, salutare qualcuno ma allo stesso tempo riporre in quell'oggetto la speranza.

Forse Francesco Diviesti non ha mai smesso di indossare quel casco. E' il pensiero più remoto di chi ha conosciuto un ragazzo di 26 anni con dinanzi a sé una vita intera, spezzata, forse, con dei colpi di pistola.
In una Barletta ancora una volta colpita dal dolore, è un casco a trasmetterci la speranza.

Una speranza silenziosa, una speranza colma d'amore, una speranza ancora una volta macchiata dal sangue.”