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sabato, 26  febbraio 2022



13:55:00
Ampliamento discarica San Procopio, Cianci scrive alla Provincia Bat
Tra la documentazione presentata anche i risultati del biomonitoraggio sulle unghie dei bambini



L'avv. Michele CIANCI, presidente del comitato “OPERAZIONE ARIA PULITA BAT”, scrive al presidente della provincia Bat Bernardo Lodispoto:

Da un recente documento pubblicato sulla rivista e&p – Epidemiologia e Prevenzione, pubblicata nel mese di dicembre 2021, elaborato da AReS Puglia, in collaborazione con il Registro Tumori Puglia – Sezione Asl BT, che si allega alla presente, emerge che nella BAT si assiste ad un’incidenza maggiore di leucemie, neuroblastomi e tumori del Sistema Nervoso Centrale, rispetto al resto della regione (tassi standardizzati per milione di abitanti dal 2006 al 2017: provincia BAT = 213,8 casi rispetto alla media regionale di 201 casi).  Tali patologie, come ben noto, sono strettamente correlate al fenomeno dell’inquinamento atmosferico. 

Tali dati riguardano esclusivamente i bambini da 0 a 14 anni, inoltre, confrontando i risultati con Campania e Piemonte (dati dal 2008 al 2014), la BAT soffre di un maggior tasso di incidenze di leucemie e neuroblastomi rispetto a due regioni tristemente note a livello nazionale per le difficili situazioni ambientali che le caratterizzano (tassi standardizzati per milione di abitanti: provincia BAT = 213,8 rispetto a Campania 194 e Piemonte 183). Non infonde certo rassicurazione, paragonare e addirittura perdere il raffronto fatto con Campania, dove sussiste da decenni il problema della terra dei fuochi e Piemonte, definita una delle aree più inquinate d’Europa. Dalla prefazione del documento ufficiale, a detta del dott. Lopalco, emerge un dato di partenza effettivamente non allarmante, ma ciò che OAP (Operazione Aria Pulita BAT – comitato attivo da molti anni nelle questioni sanitario-ambientali nel nostro territorio) si chiede è se perdere un primo raffronto con realtà definite peggiori della nostra, sul piano ambientale, non sia sintomatico di qualcosa che non va.

Inoltre, un recente studio del dott. Agostino Di Ciaula, che si allega alla presente, riporta che i bambini di Barletta esposti direttamente alla ricaduta delle emissioni della cementifico-inceneritore, ovvero i bambini che frequentano le scuole elementari ed abitano in adiacenza dello stabilimento, hanno bioaccumulato nel loro organismo quantità maggiori di Nichel, Cadmio, Mercurio, Arsenico, rispetto ai bambini, meno esposti, che frequentano le scuole adiacenti allo stabilimento e abitano distanti dal medesimo e ancor più, rispetto a coloro che frequentano scuole e hanno le proprie residenze lontani dallo stesso. Quindi, un dato epidemiologico sui tumori infantili, supportato anche da un dato biochimico che dimostra un accumulo di metalli tossici nei bambini, può fornire un’ulteriore prova su qualcosa che ha bisogno di particolari attenzioni da parte delle autorità competenti? Noi crediamo proprio di sì!!!!!

Si rammenta inoltre, che sono stati riscontrati valori in falda di CROMO ESAVALENTE di 86,12 microgrammi/litro, di molto superiore al valore limite, così come riscontrato dai piezometri relativi al Piano di monitoraggio per l’analisi delle acque di falda, commissionati dal Comune di Barletta ed elaborato da IRSA CNR unitamente ad ARPA il 17 maggio 2016, su sollecitazione nostra e di altre associazioni, nonché dopo una serie di manifestazione cittadine. Il decreto legislativo n. 15, emesso il 23 aprile 2006, ha stabilito come parametro per “le acque superficiali destinate alla produzione di acqua potabile” il valore limite di 50 µg/l per il Cromo, mentre per le “acque sotterranee” una soglia di contaminazione di 50 µg/l per il Cromo totale e di 5 µg/l per il Cromo (VI), superato il quale si impone una valutazione del rischio ( cosa ancora oggi, a distanza di anni, non opportunamente effettuata dagli organi competenti); poi, con il decreto ministeriale 14 novembre 2016, emanato dal Ministero della Salute in accordo con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del mare, è stata sancita una riduzione del limite precauzionale per il Cromo VI, ora pari a 10 µg/l. Da alcuni piezometri è emerso che tale limite non solo è stato superato ma addirittura arriva ad essere molto più alto. In particolare nel punto ubicato a valle della Buzzi Unicem e a monte della Timac, sotto la zona industriale.

La US Environmental Protection Agency (USEPA, 1998) ha riconosciuto l’elevata tossicità del cromo esavalente, classificandolo come cancerogeno per l’uomo, e così la IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro), che lo ha incluso nell’elenco degli agenti cancerogeni; mentre la World Health Organization (WHO) ne ha descritto con precisione gli effetti in un particolareggiato report sul rapporto tra cromo, salute umana e qualità dell’ambiente.  Sono numerosi gli effetti nocivi del CROMO ESAVALENTE e variano in base a durata di esposizione e modalità: da effetti irritativi a quelli più preoccupanti quali, tumori polmonari, della cute, delle mucose e del sangue. Tra l’altro, alcuni esperti del settore, evidenziano che la falda inquinata ha evidente continuità di soluzione con l’acqua marina e questo permette al cromo esavalente di entrare in contatto con attività umane e nella catena alimentare.

Dobbiamo aggiungere, che, successivamente, furono disposti ulteriori interventi di carotaggio, con danaro pubblico stanziato, più mirati ad individuare le responsabilità soggettive, come ad esempio furono disposti dei carotaggi sotto il terreno BUZZI UNICEM, venivano stanziati dei fondi, nel giugno 2019, ma non si è avuta più notizia! Occorre, con estrema velocità, ridurre il rischio e dimostrare se esiste un rapporto causa effetto deleterio per l’intera popolazione.

Sappiamo che l’esposizione a fattori inquinanti non genera solo tumori, ma anche ictus, infarti, malattie polmonari e sistemiche di diversa patogenesi. Di queste malattie non abbiamo contezza e bisognerebbe estendere uno studio epidemiologico su una popolazione più ampia, sperando di non ottenere nuovi “primati” negativi.

Va, inoltre, sottolineato come, attualmente, la città della Disfida non è politicamente rappresentata nel tavolo politico-amministrativo della Provincia a causa della caduta del governo cittadino.
Chi ci rappresenterà in questa battaglia della difesa della salute dei nostri figli?
OAP è convinto che i dati sopra citati abbiano già di per sé un notevole peso sulla Valutazione di Impatto Ambientale (VIA); sicuramente ulteriori prove e studi devono essere al più presto implementati a supporto.
Ma v’è di più!

La Puglia, pur facendo registrare numeri migliori del nord, ciò desta grave preoccupazione. Barletta, risulta maglia nera nella nostra regione, stando ai dati del report Legambiente "Mal'aria di città" Nell’elaborato pubblicato e  basatosi su dati Arpa relativi al 2021, e a tutt'oggi suscettibili di qualche variazione, per il PM10, risulta Barletta con una media di 25 μg/mc con una riduzione necessaria del 40%. Per il PM2.5, a pari merito, le peggiori sono Andria, Bari e Barletta con 13 μg/mc e una riduzione necessaria del 62%. Tali percentuali sono state effettuate raffrontando i valori delle città con i parametri suggeriti dall'OMS.

A Bari i valori di PM10 sono di 22 μg/mc quelli di PM2.5 sono di 13 μg/mc, mentre quelli di NO2 sono di 21 μg/mc. Rispettivamente, secondo le indicazioni dell'Oms la riduzione delle concentrazioni, necessarie per ritornare ai valori massimi stabiliti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità stessa, dovrebbero essere del 31% per il PM10, del 62% per il PM2.5 e del 52% per l'NO2. A Barletta, invece, sono stati rilevati 25 μg/mc di PM10, 13 μg/mc di PM2.5 e 18 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 40%, 62% e 44%. A Brindisi, poi, sono stati rilevati una media di 19 μg/mc di PM10 e 12 μg/mc di PM2.5 e servirebbe una riduzione, rispettivamente, del 21% e del 57%. Non è stato invece rilevare le concentrazioni di NO2.

Ad Andria i dati hanno rilevato un valore medio di 23 μg/mc di PM10, 13 μg/mc di PM2.5 e 21 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente, del 35%, 62% e 52%.
A Foggia i valori medi del PM10 sono stati di 21 μg/mc, di PM2.5 12 μg/mc e di NO2 di 21 μg/mc per una necessaria riduzione, rispettivamente, del 29%, 58% e 52%.
A Lecce, poi, la concentrazione media di PM10 è stata di 21 μg/mc e di 11 μg/mc di PM2.5 11 e dunque la riduzione dovrebbe essere, rispettivamente, del 27% e del 56%. Non rilevata la concentrazione di NO2. A Taranto, infine, i valori medi in un anno sono stati di 21 μg/mc di PM10, 11 μg/mc di PM2.5 e 25 μg/mc di NO2, per una richiesta di riduzione, rispettivamente del 27%, 55% e 60%.

È evidente che tali dati, unitamente al biomonitoraggio sulle unghie dei bambini del Dott. Agostino DICIAULA, allo studio sui tumori infantili da 0 a 14 anni nonché al piano di monitoraggio delle falde, riportano dati che necessitano una valutazione SERIA E CIRCOSCRITTA in relazione alla richiesta di ampliamento di cui all’oggetto!

Senza poi parlare dell’aria maleodorante che spesso la cittadinanza è costretta a respirare come si potrà verificare dalle continue segnalazioni da parte dei cittadini alle forze locali di polizia nonché sui social e mass-media!

CONSIDERATO CHE CON DELIBERA DELL’08.04.2021 N°57. LA GIUNTA DEL COMUNE DI BARLETTA, NEGANDO L’AUTORIZZAZIONE, OSSERVAVA QUANTO SEGUE:

“ • Ai fini della valutazione di impatto ambientale bisogna tenere conto delle pressioni ambientali insistenti sul territorio comunale di Barletta in quanto la corretta valutazione dell’impatto determinato dall’ampliamento della discarica non può prescindere dalla interazione con l’ambiente circostante per cui devono essere valutati e quantificati i carichi a qualunque titolo già presenti sul territorio comunale;
• La discarica produce molteplici effetti negativi (perdite economiche, danno all’immagine , deprezzamento dei patrimoni immobiliari dei terreni e dei fabbricati, inquinamento dei terreni e delle falda già compromessa, notevole degrado e gravi conseguente sulla salute pubblica e per l’ambiente circostante,
• la presenza della discarica ostacola lo sviluppo turistico e si pone in palese conflitto con la peculiarità del territorio con inevitabili ricadute sull’agricoltura e sulle produzioni locali,
• l’istanza di ampliamento non è ritenuta compatibile con l’ambiente in quanto determinerebbe un incremento, nello spazio e nel tempo, del danno ambientale già presente sul territorio,
• l’ampliamento della discarica è in netto contrasto con gli obiettivi dell’amministrazione per la tutela dell’ambiente, della salute pubblica e della salvaguardia dell’inquinamento, e le conseguenze generate dall’ampliamento si estenderebbero nello spazio e nel tempo incrementando il danno ambientale già presente sul territorio che interesserà inevitabilmente le generazioni future;
• l’ampliamento risulta inidoneo in quanto:
                è in prossimità dell’insediamento di Montaltino sito a circa 1km dall’aria di ampliamento,
                in Montaltino sono presenti siti interessati da beni storico culturali di interesse paesaggistico;
                l’area della discarica e dell’ampliamento proposto rientra nell’area vasta di produzione agricola;

RILEVATO:
                Che nelle Linee Programmatiche di Mandato 2018-2023, principale atto strategico di programmazione, approvate in consiglio comunale vi è uno specifico capitolo-Missione “Difesa del suolo e del sottosuolo” e, in altra parte, si è precisato, che: “Nel processo di trasformazione del territorio, che va attuato con modalità che puntano ad un elevato valore ecologico, all’inclusione sociale, alla qualità ed alla vivibilità in ogni zona, sarà affermato il principio del non consumare più suolo fuori dal territorio urbanizzato”
                Che è fondamentale per il benessere dei cittadini, della collettività e per la salute dei territori bloccare la procedura di autorizzazione e cercare di impedire in ogni modo la realizzazione dell’ampliamento della discarica;

VISTO il Decreto Legislativo 18 agosto 2000 n. 267 “Testo Unico Ordinamento Autonomie Locali”

DATO ATTO CHE, trattandosi di atto di indirizzo, il presente provvedimento non necessita dei pareri
espressi ai sensi dell’art.49 del citato D.lgs n.267/2000;

RAPPRESENTATA l’urgenza di provvedere in merito, a voti unanimi e palesi, resi nei modi di legge,

DELIBERA
Per le motivazioni espresse in narrativa che si intendono integralmente richiamate, l’indirizzo politico:
1. di ESPRIMERE in relazione al procedimento di ampliamento della discarica Daisy srl l’indirizzo politico di non consentire l’ampliamento della discarica in questione;
2. di ESPRIMERE parere contrario al progetto di ampliamento della discarica Daisy srl sita in Località San Procopio –Barletta;”
Conferma ribadita e rinnovata, con delibera di giunta n°143 del 18.08.2021.

PER TUTTO QUANTO ESPOSTO
SI CONCLUDE
affinché sia rigettata la richiesta di ampliamento della discarica per rifiuti speciali non pericolosi corrente in Barletta, località San Procopio.

 


Redazione



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